ombre

Ombre (english) (français)

Una grande stazione, un luogo di smistamento, uno snodo importante-nella città. Gente che va e gente che viene, instancabilmente…una giostra ossessiva in assenza del sole. Vi evolvono, bene educate, figure di cittadini che hanno fretta, che conoscono bene i percorsi obbligati e che non inciampano, non sgarrano. Li spinge o trascina una macchina indefinita e puntuale, e lentamente una nebbia sembra coprirli, sembra assorbirli e sfumare e negare i contorni, dentro un’ovattata, opaca incoscienza che però non li ferma, che continua a spingerli in avanti, in avanti…Verso dove nulla sembra contare, e si va-nel limbo di un presente senza storia, senza conflitto, senza qualità. Si accetta di farsi ombre, e non ce ne rendiamo conto. Senza resistenza e senza sussulti : neanche più uomini-massa, piuttosto uomini-larva, uomini-fantasma, uomini-ombra che forse un tempo furono uomini.

Goffredo Fofi

Anna Maria Ortese, Silenzio a Milano

“… ma entrate in questo monumento! Scoprite la sua vitalità! Osservate le correnti umane che scorrono come rigagnoli neri per ogni dove! Cercate un qualunque rapporto tra la retorica, il gergo classico, la pienezza funeraria di questa architettura, e gli uomini…Qui le bandiere nere della foresta sono tornate a ventilare sulla testa dell’uomo; qui interminabili colonne di uomini logorati dall’ansia si muovono interminabilmente, per un fine che è soltanto il bene sommo di questo e di quello, e la costruzione di opere che impiegheranno masse sempre più estese di uomini, che con metodi ben calcolati strapperanno all’uomo comune, ogni giorno più, fin l’ultima energia, in un gesto ripetuto milioni di volte, tutta una vita, sempre più serrato e rapido, fino alla estinzione totale della personalità. Qui, le tetre menzogne sull’avvenire dell’uomo, sul lavoro come scala al diritto e vantaggio di ognuno, mostrano la loro inintelligente fissità. Guardate queste masse di pietra, queste mura alte come montagne, queste volte elevate come nuvole, questo ferro…portatevi fino ai treni e cercate dietro i finestrini i profili rovesciati dei vecchi, e quelli tesi in avanti degli adulti, dei giovani, di tutti gli adulti e i giovani di qualsiasi condizione sociale. La loro ansietà, lo sguardo fisso, le labbra serrate, quella interiore immobilità e stordimento di chi crede di correre, ma è soltanto trascinato da qualcosa ch’è fuori di lui, e che solo essa corre, con un ritmo gigantesco, senza tuttavia rumore né fiato che ne tradiscano la presenza, vi daranno per un attimo la percezione esatta di ciò ch’è la realtà del nostro tempo: contrazione progressiva della personalità, automatismo, fine della parola…”

For images: ©FedericoTummolo

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